Sommario:
Se è la prima volta che vi recate a Padova, vi consiglio di leggere l'articolo con i luoghi da non perdere (qui).
Se siete già stati in città o se avete più tempo qui trovate alcune indicazioni per approfondire la vostra visita.
Gli Eremitani
All'interno del museo vi sono testimonianze della storia patavina fin dall'epoca romana e si può ammirare anche una collezione egizia che si deve a Belzoni. Giovanni Battista Belzoni, nato a Padova nell'omonima via, si mantenne come artista del circo in giro per l'Europa, fino a diventare uno scopritore di antichità egizie. Pare che si sia ispirato a lui George Lucas, nel creare il personaggio di Indiana Jones. Fa parte del complesso del museo anche la Cappella degli Scrovegni, al cui interno si trovano i capolavori affrescati da Giotto. Poco distante dal museo è possibile ammirare la Chiesa degli Eremitani con gli affreschi del Mantegna.
Il Duomo
Si trova all'incrocio tra il Cardo e il Decumano di epoca romana. Questo edificio Cinquecentesco, dedicato alla Santa Maria Assunta e noto ai padovani come il Duomo, con la sua facciata di mattoni rossi, ci ricorda che l'opera non è mai stata finita. Il progetto originario era di Michelangelo, poi nei 200 anni necessari a costruirlo si sono susseguiti tocchi personali dei vari direttori dei lavori. Nell'adiacente battistero sono custoditi affreschi del 300 di Giusto de Menabuoi.
La Basilica di Santa Giustina
Costruita a partire da poco dopo il 520 D.C. sopra il luogo di sepoltura della martire Santa Giustina. Nel 1177 venne distrutta da un terremoto e successivamente ricostruita con lavori che durarono secoli. Era la chiesa più grande della Repubblica Serenissima e ad oggi è una delle più grandi di tutto il mondo cristiano. Nell'adiacente monastero si trova una Biblioteca, attualmente monumento nazionale, che ospitava manoscritti inestimabili. Purtroppo, sotto il dominio napoleonico i libri vennero depredati e i beni confiscati e si sono perse le tracce di molti di essi.
La Specola
La Torlonga, nota come La Specola, ha origine nel IX secolo D.C. , venne risistemata nel XIII secolo da Ezzelino da romano e alla sua caduta venne abbandonata. Sui resti del castello, i Carraresi, nella seconda metà del Trecento edificarono il nuovo centro della difesa cittadina. Nel Cinquecento, con la costruzione della cinta muraria, il castello e la Torlonga persero la loro utilità e divennero deposito di armi e granaglie. Nel 1761 il senato veneziano decretò la costituzione dell'osservatorio astronomico per l'Università di Padova. Osservatorio che diverrà utilizzabile solo anni a seguire con l'arrivo della strumentazione.
A differenza di quanto viene generalmente raccontato, Galilei non ha mai osservato il cielo dalla Specola essendo stata costruita almeno 160 anni dopo la sua presenza a Padova. Egli era solito osservare gli astri dal giardino della sua abitazione che si trova nella via che da lui prende il nome.
Tomba di Antenore
È un'edicola medievale eretta nel 1283 in seguito al ritrovamento di una bara con i resti di un uomo seppellito con la sua spada. Per dare lustro alla città, li si fecero risalire ad Antenore, un principe Troiano, che secondo la leggenda fondò Padova. Nel 1985 sono stati condotti degli studi che confutano tale tesi e fanno risalire i resti ad un guerriero ungaro del IX secolo.
Piazza dei Signori
Ospita la Torre dell'orologio voluta dai Veneziani per cancellare i ricordi dei Carraresi che li avevano preceduti. Infatti il palazzo in cui si trova, era la facciata con la porta di accesso per i militari alla reggia carrarese. Sull'orologio, che presenta anche i segni zodiacali, esistono delle storie riguardo alla mancanza del segno della bilancia. Si dice che sia una ripicca dell'artigiano per il mancato compenso o che fosse un segno di protesta contro la mancanza di giustizia in città. In realtà lo spazio per il segno della bilancia esisterebbe ma il segno zodiacale della scorpione va ad occupare due spazi, questo perché Jacopo Dondi, quando realizzò il suo orologio si ispirò all’antico sistema pre-romano, quello babilonese. ancora oggi le due parti della costellazione della Bilancia vengono chiamate “Chela nord e chela sud”. Il segno della bilancia è comunque presente in Piazza dei Signori sul basamento di marmo che regge il pennone.
La piazza è uno dei principali luoghi di incontro per celebrare il rito dell'aperitivo, un'usanza molto ben radicata in città. per conoscere gli altri luoghi leggi il nostro articolo su dove passare una serata estiva a Padova.
Volto della corda
Corrisponde all'arco tra Piazza della Frutta e Piazza delle Erbe). Il nome deriva dal supplizio a cui erano sottoposti i condannati per truffa, il tratto di corda, ovvero le frustrate, con le quali i bugiardi, gli imbroglioni, i debitori insolventi venivano colpiti sulla schiena. Sono tutt'ora visibili i cinque anelli infissi al muro che servivano al tempo per il supplizio e che poi vennero lasciati come monito.
Canton dee Busie
Sulla parete di Palazzo della Ragione che si affaccia su Piazza della Frutta, sotto il Volto della Corda, sono incise alcune antiche unità di misura padovane: il “Copo”, cioè una tegola per misurare la farina, lo “Staro” che serviva a misurare le granaglie, il “Quarelo”, utile a misurare le dimensioni del mattone, il Brazzo o Brazzolaro, cioè il “braccio”, che serviva a misurare la stoffa. L’incisione fu fatta per volontà delle autorità comunali nel 1277 per permettere un rigoroso controllo delle quantità e delle misure delle merci che i commercianti si scambiavano in centro a Padova. Per questo quell’angolo della piazza ha preso il nome di Canton dee busie, cioè l’angolo delle bugie: chi faceva un uso scorretto delle unità di misura veniva legato con delle corde all’arco e le sue proprietà venivano messe all’asta.
Secondo altri, il vero canton dee busie sarebbe esattamente di fronte, all'ombra della Torre degli Anziani, e corrisponderebbe a dove i mercanti si dedicavano a traffici illeciti.
Piazza delle Erbe e della Frutta
Furono fondate nel Medioevo e tutt'ora mantengono il loro scopo di area commerciale, ospitando uno dei mercati più grandi d'Italia. Le due piazze sono separate dal Palazzo della Ragione, al di sotto del quale, nel Sottosalone, le attività commerciali proseguono. In Piazza della Frutta, nel giorno del “zoba masa”, ovvero il primo giovedì di Maggio, si teneva la “Festa della Borsa”. Un evento in cui i commercianti allestivano il tradizionale albero della cuccagna. Il premio consisteva in una borsa e a ricordo di ciò è scolpita, sul Palazzo di via Marsilio, una borsa marmorea.
Piazza delle Erbe, nel giorno di San Giacomo, il 28 Giugno, ogni anno ospitava l'arrivo della Corsa del Palio i "Ludi Carraresi" istituiti dalla cittadinanza nel 1382 per festeggiare la signoria carrarese e commemorare la salita al potere di Giacomo I da Carrara. Il cavaliere che per primo giungeva nella piazza - partito in corsa da Voltabarozzo - avrebbe vinto il pallio, un pezzo di prezioso tessuto serico, mentre il secondo un'oca, il terzo una civetta.
Palazzo della Ragione
Eretto dal 1218 e nel 1306 sopraelevato, era la sede della più grande sala pensile del mondo, chiamata Salone, con il caratteristico tetto in legno a forma di carena di nave. Era interamente affrescato e doveva essere spettacolare vedere questa enorme sala ricca di affreschi di Giotto. Purtroppo sono andati persi nell'incendio del 1420 e sono stati sostituiti da affreschi per lo più a tema astrologico e che simboleggiano l'attività dei giudici per aiutare gli analfabeti a comprendere cosa succedeva all'interno del palazzo. Era, infatti, l'antica sede del tribunale e qui si trova la Pietra del Vituperio, sulla quale il debitore insolvente veniva sbattuto con le natiche dopo essersi spogliato e veniva esposto al popolo. Attualmente nel Salone si trovano 2 sfingi donate da Belzoni, una copia del cavallo di legno della statua di Gattamelata di Donatello (visibile davanti al Santo) e un pendolo di Foucault per sottolineare il forte legame tra Padova e la scienza.
Il detto "restare in braghe di tela" è nato a Padova. Gli insolventi erano costretti a spogliarsi e restare in mutande, le braghe di tela. Venivano issati e lasciati cadere sulla Pietra del Vituperio, dovevano ripetere 3 volte la frase "cedo bonis" (cedo i miei beni) davanti al popolo e poi venivano esiliati dalla città. Questa usanza venne introdotta nel 1231, su suggerimento di Sant'Antonio per ridurre la pena al carcere a vita che toccava ai debitori. La soluzione venne accolta e mantenuta fino al 1600, anche per venire incontro al grave sovraffollamento delle carceri.
Il Mercato
Il Palazzo della Ragione divide le due Piazze e determinava le zone del mercato. La Scala degli osei (Piazza della Frutta a Est) dove si mettevano i mercanti di pollame, la Scala dee erbe (Piazza della Frutta a Ovest) dove si mettevano i venditori di frutta e verdura, la Scala dei Feri (Piazza delle Erbe a Est) per i venditori di ferro battuto, la Scala del Vin (Piazza delle Erbe a Ovest) per i venditori di vino. Sotto al Salone si trovavano i venditori di pelli e tessuti. Nei banchi semovibili in Piazza della Frutta si vendevano cuoio e calzature (nei pressi della Colonna del Peronio), in quelli di Piazza delle Erbe i venditori di granaglie e sotto la Torre degli Anziani si predisponevano i venditori di sale.
Canton del Gallo
All'inizio di Via Roma, a poca distanza dal Bo, dove adesso si trova la gelateria Venchi.
Si dice prenda il nome da un'osteria del 1200 che aveva per insegna un gallo dovuto al suo grande orto con al centro un pollaio, ma esiste anche una leggenda che spiegherebbe il nome: All'interno dell'osteria la sera si ballava. Una sera di novembre una giovane e spregiudicata avventrice disse che aveva così voglia di ballare che avrebbe ballato perfino con il diavolo tanto ne aveva voglia. Ad un certo punto della notte entrò un uomo con un lungo tabarro e chiese se fosse li che si ballasse. Volteggiò con la ragazza fino all'alba e poi con lei uscì nella bruma mattutina. Della ragazza non se ne seppe più nulla. Ma c'è chi giura di aver visto sotto il tabarro dell'uomo, mentre i due ballavano, delle zampe di gallo.
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