Questa rubrica ha lo scopo di incoraggiare chi, come me, si fa prendere da mille dubbi nella preparazione di un viaggio, con ronzio incessante di pensieri riguardo a come andranno le cose e predisporre di conseguenza tutte le strategie di risoluzione. Ebbene si, sono una persona che si fa attanagliare dall’ansia non appena qualcosa esce dal processo programmato, cosa che accade piuttosto facilmente durante un viaggio, specie in un paese straniero o comunque distante da casa. Tenendo presente che non è che l’ansia evapora semplicemente non pensandoci (chi sa di cosa sto parlando credo sia piuttosto d’accordo con me in questo), volevo provare a dare alcuni suggerimenti che con me hanno funzionato per permettermi di godere al meglio dell’esperienza di viaggio senza farsela rovinare da inutili e incessanti preoccupazioni.
PUNTO 1: FIDUCIA COMPLETA IN CHI ORGANIZZA
Se avete qualche dubbio fatelo presente subito, fin dalla parte di progettazione del viaggio. Nella nostra coppia lo sforzo organizzativo è prevalentemente a carico di Andrea. Per il quieto vivere di entrambi abbiamo stabilito che la meta è decisa assieme, la precedenza di scelta in caso di disaccordo la assegniamo alternativamente. Questo garantisce di essere sempre considerati nelle scelte finali. Successivamente Andrea organizza il vero e proprio scheduling, viene rivisto da entrambi e ogni cosa che non piace viene rivalutata. Per esempio: sono sempre presa dall’angoscia di perdere l’aereo. Nel nostro viaggio a Bali abbiamo fatto scalo a Bangkok di 3 ore e mezza con cambio aeroporto, ero contraria, avremmo potuto perdere l’areo, ma Andrea ha chiesto di fidarsi e così ho fatto. Ora, per chi non è mai stato a Bangkok vi assicuro che è davvero grandissima e Google Maps mente spudoratamente, aggiungete almeno 45 minuti a quello che vi stima, il traffico può essere davvero terribile. Vi assicuro che è stata un’esperienza al cardiopalmo, ma in effetti ho fatto bene a fidarmi, siamo arrivati senza nessun intoppo, anzi, persino con tempo per mangiare qualcosa. Se volete godervi il viaggio fate in modo di fidarvi dell’organizzatore e che questo tenga in considerazione tutti i vostri punti di vista con flessibilità programmatica, agenzia, compagno o amico che sia. Se dovete dipanare l’ansia non mettete tutto in mano a chi non vi ispira fiducia.
PUNTO 2: IL “CAMBIO DI PROGRAMMA” PUÓ DIVENTARE UN BELLISSIMO RICORDO
Come già detto, le deviazioni da quanto organizzato mediamente mi mandano in tilt. Alle prime esperienze di viaggio reagivo malissimo, come se fosse accaduto un evento tragico che avrebbe sicuramente compromesso tutto il resto della vacanza. Devo dire invece, con il passare del tempo, che spesso le cose “non programmate” sono quelle che ricordo con un sorriso. Per esempio, nel primo viaggio a New York il transfer prenotato da aeroporto a hotel non si è presentato. Tragedia, pensavo di dover passare la prima notte in aeroporto. In realtà non ha alcun senso prendere un transfer in anticipo (cosa scoperta poi ovviamente), il taxi è perfetto, ma in quel caso specifico un driver con macchina lusso aspettava un viaggiatore al gate che alla fine non si è presentato. Vedendomi sull’orlo di una crisi di nervi ci ha fatto una tariffa inferiore al taxi ed era davvero simpaticissimo, durante il viaggio ci ha messi subito a nostro agio e ci ha fatti sentire i benvenuti. La ricordo ancora come una bella conversazione, ed è successo ormai 14 anni fa!
PUNTO 3: IL MODO DI FARSI CAPIRE SI TROVA SEMPRE
Ora va meglio, ormai sta diventando più fluida la conversazione in inglese, ma quando avevo una ventina d’anni non era così. Appartengo alla generazione Millennials che alle superiori non faceva un’acca straccia di speaching, ma sapeva tutto su Daffodils di William Wordshorth. Quindi con le prime esperienze all’estero: panico. Per me è stato facile, mandavo avanti Andrea che non ha paura di niente, ma mi preoccupavo senza motivo. Le persone sono molto più disponibili di quello che sembra, alla fine troverete sicuramente qualcuno che sarà in grado di aiutarvi, anche se non parlate la lingua del posto. Ora c’è anche Google Translate ad aiutare, ma supponendo di non avere connettività, fidatevi, tra gesti, qualche parola di reminiscenza scolastica, e in generale ponendosi in modo gentile riuscirete a comunicare con tutti. Non precludetevi mete di viaggio perché avete paura di non farvi capire, secondo me alla fine è una motivazione che non sussiste, per cui provateci, ne vale la pena.
Finiti i consigli generali, nei prossimi aggiornamenti proverò a scrivere quali strategie mi hanno aiutata nella gestione pratica della To Do List.
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